La Fisioterapia come Cura per l’Emiplegia e l’Emiparesi
La fisioterapia e la riabilitazione possono essere intesi come una cura per l’Emiplegia e l’emiparesi. A domicilio in particolar modo si rivolge al paziente per dare l’assistenza più adeguata, la possibilità di recuperare e curare le funzioni motorie principali come il cammino e l’uso delle mani e delle braccia. Ma molte altre funzioni e competenze sono importanti da comprendere…
La fisioterapia e la riabilitazione possono essere intesi come una cura per l’Emiplegia e l’emiparesi. A domicilio in particolar modo si rivolge al paziente per dare l’assistenza più adeguata, la possibilità di recuperare e curare le funzioni motorie principali come il cammino e l’uso delle mani e delle braccia. Ma molte altre funzioni e competenze che il paziente può riacquistare sono importanti da conoscere…
Cerchiamo di capire di più sulle cause delle emiparesi e delle emiplegie e su come la fisioterapia può approvare tale disturbo.
Gli accidenti vascolari cerebrali costituiscono in Italia, come negli altri Paesi industrializzati, la terza causa di mortalità dopo i tumori e le malattie cardiovascolari, e la prima causa di invalidità nell’adulto. La loro incidenza è dell’ordine di 1-2% per anno e la loro prevalenza è all’incirca del 5%. Questi accidenti si configurano per la maggior parte come ictus: parola latina che significa letteralmente “colpo” (così come la parola utlizzata dagli inglesi, “Stroke”).
L’Ictus cerebrale è una sindrome clinica caratterizzata da vari sintomi e segni neurologici (emiplegia, afasia, disturbi della coscienza, coma, ecc.), ad insorgenza improvvisa e decorso rapido. Esso è determinato da un insulto (occlusione trombotica o embolica oppure emorragia) che colpisce i vasi sanguigni cerebrali con conseguente alterazione dell’apporto di sangue in una regione del cervello. Quando un’area cerebrale non riceve più sangue (ischemia cerebrale) viene a mancare il nutrimento per le cellule che la compongono, e tali cellule vengono fortemente danneggiate.
L’esito più evidente e più comune, dal punto di vista motorio, in seguito ad Ictus cerebrale è la paresi sensitivo-motoria della metà parte del corpo opposta alla sede di lesione, che prende il nome di emiplegia. Essa può manifestarsi come conseguenza di una qualsiasi lesione che interessa un emisfero cerebrale (che sia di origine traumatica, tumorale, infiammatoria o degenerativa, oltre che di origine vascolare) colpendo l’individuo nella sua totalità, e i danni organici ad essa legati si modificano nel tempo evolvendosi in vario modo per mesi o, a volte, anche per anni. La paresi sensitivo-motoria, però, è solo ciò che possiamo osservare dall’esterno, ma in realtà ad essere danneggiati sono anche tutti quei processi cognitivi che costituiscono i meccanismi di base grazie ai quali possiamo e riusciamo ad eseguire dei movimenti che siano consoni all’ambiente che ci circonda e alle funzioni che siamo chiamati ad esprimere in relazione ad esso. In seguito ad un Ictus è quindi importante considerare anche l’alterazione di tali processi (aprassia, deficit di attenzione, alterazioni visive, alterata elaborazione delle informazioni…), poiché a volte è proprio la loro compromissione ad impedire l’esecuzione di movimenti corretti: tra questi i principali sono quelli di camminare, usare le mani, mangiare in autonomia, provvedere all’igiene personale e alla propria pulizia, fare le scale, ecc..
Dopo una lesione cerebrale, la riabilitazione assume un’importanza primaria fin dalle prime fasi ed ha come principali obiettivi il recupero delle funzioni danneggiate, la prevenzione delle complicanze secondarie e la riacquisizione della massima autonomia possibile dal paziente. Per raggiungere tali scopi il fisioterapista cerca di stimolare e guidare quei fenomeni di plasticità che si verificano a livello cerebrale in seguito alla lesione, che consistono nella capacità delle cellule nervose di ricrescere e rimodellare le proprie connessioni, determinando modificazioni strutturali che stanno alla base di processi di apprendimento e memoria (sia motoria sia cognitiva) e di processi di adattamento dell’organismo alle mutate condizioni.
A questi fenomeni di plasticità non è sempre attribuibile un significato positivo: esistono infatti numerose evidenze del fatto che i rimodellamenti plastici talvolta non costituiscono il substrato per il migliore recupero di una funzione lesa, ma possono essere anche alla base di fenomeni patologici. Si può dire quindi piuttosto che la plasticità rappresenta un’opportunità, che può essere sfruttata per modificare l’evoluzione per così dire “naturale” di un evento lesivo.
Partendo da queste considerazioni risulta evidente la necessità, in seguito ad eventi lesivi, di mettere in atto interventi riabilitativi il più possibile precoci per ottenere una riorganizzazione dei sistemi lesi con caratteristiche qualitativamente migliori di quelle che avrebbero luogo spontaneamente. In quest’ottica quindi il Fisioterapista non è colui che “dal nulla ricrea la funzione”, ma, colui che, riconoscendo questa nel suo riemergere spontaneo, ne facilita il potenziamento e ne guida l’utilizzo in senso adattivo*, individuando in tempo utile le risorse emergenti all’interno del cervello reduce da un insulto, e utilizzandole per tradurle in utilizzo funzionale.
Per poter condizionare positivamente la riorganizzazione di un sistema così complesso, quale quello cerebrale, ed impostare un intervento riabilitativo finalizzato quindi al miglior recupero, saranno perciò necessari:
a) una dettagliata analisi preliminare della struttura del disturbo e sulla natura degli ostacoli che il paziente si trova di fronte rispetto alle possibilità di riacquisizione di un comportamento motorio evoluto (la natura psicologica del difetto da superare infatti, molto spesso non coincide con la sua manifestazione clinica esteriore),
b) la consapevolezza che ogni lesione e i suoi effetti assumono peculiarità e caratteristiche differenti nella singola persona, cosicché nessun paziente può essere considerato “uguale” ad un altro.
Nicole Cenci ed Emiliano Zanier
Bibliografia
*(Perfetti 1979, Sabbadini G. 1982, Pierro M.M. 1987, Dunsky A, Dickstein R, Marcovitz E, Levy S e Deutsch J. 2003, Ferrari 2005, Puricelli 2007)