LA FISIOTERAPIA COME CURA PER IL MORBO DI PARKINSON
LA FISIOTERAPIA SI PRESENTA COME UNA TERAPIA DI CURA PER IL MORBO DI PARKINSON, STIMOLANDO LA CAMMINATA, UNA MIGLIORE POSTURA E UN RECUPERO DEL MOVIMENTO E DELLA SALUTE
La malattia di Parkinson è una condizione cronica e degenerativa del sistema nervoso centrale. La ricerca di una cura, un miglioramento dei sintomi e della motricità quali il recupero del cammino e del movimento, una miglior postura e un benessere aumentato sono spesso obbiettivi ricercati dal paziente.
La patologia si presenta in un’età media attorno ai 60 anni ma nel 10% dei casi si manifesta prima dei 50. L’incidenza è di circa 15 nuovi casi l’anno ogni 100.000 abitanti mentre la prevalenza (numero di casi) indica come ad essere affetto sia quasi il 2% della popolazione sopra i 60 anni e il 3-5% di quella sopra gli 85 con una variabilità dovuta al fatto che in genere le persone di sesso maschile sono colpite con una frequenza superiore di 1,5-2 rispetto a quello femminile. Si stima quindi che in Italia le persone ammalate di Parkinson siano oltre 250.000, numeri che ben evidenziano la portata del problema. (per dettagli consultare www.parkinson-italia.com)
Conosci il Dr. Dino Pavan fisioterapista
Fides – Fisioterapisti di Esperienza
equipe per la fisioterapia a domicilio
Frequentemente i sintomi che precedono la malattia sono iposmia (riduzione dell’olfatto), disturbi del sonno REM e fenomeni disautonomici come stipsi e ipotensione ortostatica. Le caratteristiche cliniche della forma conclamata sono invece rappresentate da bradicinesia (lentezza dei movimenti) in associazione ad almeno uno tra: rigidità, tremore a riposo e instabilità posturale con possibili cadute anche frequenti. La comparsa dei sintomi è associata alla perdita dei neuroni dopaminergici della substantia nigra (considerata parte dei nuclei della base e quindi del cervello) con conseguente riduzione significativa dei livelli di dopamina, un importante neurotrasmettitore prodotto da essi ed implicato nella regolazione di diverse funzioni cerebrali che comprendono il sistema motorio, l’attenzione e le emozioni. Ciò spiega come attualmente il gold standard terapeutico si basi sul trattamento farmacologico con la levo-dopa.
Il decorso clinico è progressivo, con un andamento variabile che include forme a progressione lenta e benigna ad altre più rapide, sviluppa decadimento cognitivo nella metà dei pazienti in fase avanzata ed è profondamente influenzato dalla terapia farmacologica presentando una risposta al trattamento dopaminergico che è ottima nelle prime fasi di malattia ma che purtroppo nel corso degli anni si riduce e mostra complicanze come discinesie (movimenti involontari) alternate a fenomeni di blocco motorio.
Alla luce di un quadro così complesso e delicato è fondamentale un approccio multidisciplinare per affiancare all’essenziale terapia farmacologica interventi mirati che coinvolgano non solo il malato ma anche i caregiver. Il fine è soprattutto quello di contrastare la disabilità del paziente nella vita quotidiana e ridurre il carico assistenziale che si riversa su famigliari spesso costretti a modificare sensibilmente le proprie abitudini di vita e lavorative per garantire ai propri cari, colpiti dalla patologia, l’aiuto di cui hanno bisogno. Da questo punto di vista molteplici studi scientifici attestano che assume un ruolo importante un trattamento riabilitativo neuromotorio che sia costante nel tempo, personalizzato e differenziato in base agli stadi della patologia. L’intervento del fisioterapista è mirato ad implementare l’autonomia residua del paziente attraverso il miglioramento di mobilità, postura, equilibrio e coordinazione agendo sull’aumento dell’ampiezza dei movimenti e sul miglioramento della forza e del tono muscolare. Esso costituisce quindi una risorsa fondamentale, assieme alle altre figure coinvolte nella presa in carico, per garantire alle persone malate la miglior qualità di vita possibile.
Dino Pavan ed Emiliano Zanier
Bibliografia: